Cosa si vuole cambiare con la riforma del catasto
Si sta parlando molto di questa riforma negli ultimi tempi, ma cosa sappiamo veramente?
Proviamo ad entrare nelle pieghe di queste due parole…
Come sempre, la mia cerca di essere un’analisi dei fatti per fare informazione, lasciando da parte valutazioni soggettive del caso.
Intanto è bene specificare che negli anni molti governi hanno cercato di riformare il catasto, ma senza riuscirci. Pensa che la legge di rifermento risale al lontano 1933, è dunque evidente che non può più rispondere alle esigenze attuali.
Bisogna dire che anche questa volta non è detto il governo riuscirà nell’intento a causa di una forte opposizione da parte di alcuni partiti della maggioranza parlamentare, nonostante la rassicurazione governativa che la riforma sarà a gettito invariato.
Ma cos’è il catasto? Qual è la sua funzione?
Forse, tu che stai leggendo conosci bene la materia ma credo che per la maggior parte dei lettori non sia così, quindi darne una breve spiegazione penso sia opportuno.
Il catasto non è altro che l’inventario delle proprietà immobiliari presenti in Italia, e comprende i terreni (aree nelle quali non è stato costruito) e i fabbricati (case, condomini, capannoni e altre costruzioni).
L’ultimo censimento fatto, segnala oltre 64 milioni unità, di cui 57 milioni di proprietà di persone fisiche (le prime case superano i 19 milioni).
Il catasto contiene una serie di informazioni, tra cui l’ubicazione del bene, la sua estensione, la destinazione d’uso e i relativi redditi. In sostanza, si tratta della base sulla quale lo Stato stabilisce quante imposte devono essere pagate dal proprietario o possessore.
Non a caso la custodia della banca dati del catasto e la sua gestione sono affidate all’Agenzia delle Entrate. Imu, Tasi… Ti dicono niente?
L’obbiettivo del Governo ora è quello di trovare un accordo tra i partiti della maggioranza nel giro di qualche settimana. Un obbiettivo non certo facile viste le prime frizioni ma fondamentale, e sul quale l’Esecutivo non si risparmia, dato che l’impegno a riformare è tra le condizioni necessarie per accedere ai fondi europei del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Quali sono i punti della riforma?
Eccoli:
- individuare gli immobili fantasma sul territorio;
- superare gli squilibri tra città e città;
- allineare le basi di calcolo ai reali valori di mercato;
- eliminare le sperequazioni che portano a penalizzare immobili meno lussuosi di altri.
Questi sono i punti che orientano la riforma del Catasto.
E quali i princìpi?
La semplificazione e l’equità sono i due princìpi a cui è ispirata la riforma del catasto in discussione.
La volontà dell’esecutivo è quella di perseguire una giustizia sociale nel definire i valori attraverso calcoli che non siano complessi, dato che questi tendono a prestare il fianco all’evasione fiscale.
Ad esempio si punta a individuare le case fantasma, cioè quelle non accatastate, sulle quali i proprietari non pagano alcuna imposta e gli immobili classificati diversamente dall’uso effettivo (ad esempio terreni agricoli sui quali si è edificato).
Ma anche a contrastare le dichiarazioni false. Uno dei casi più comuni è quello dei coniugi che chiaramente vivono insieme, ma che formalmente (sulla carta) hanno la residenza in un’abitazione a testa così da beneficiare degli incentivi fiscali per la prima casa.
Quando entrerà, o dovrebbe entrare, in vigore la nuova riforma
Non subito e neanche a breve in verità…
Secondo la tabella di marcia della riforma attualmente in discussione, le novità entreranno in vigore a partire dal 2026, integrando le informazioni esistenti con un aggiornamento secondo gli attuali valori di mercato.
Non è ancora chiaro come saranno definiti questi aggiornamenti, l’obbiettivo è quello di contrastare il fenomeno che vede troppi immobili di vecchia data, situati nei centri storici, con attribuzioni di rendite catastali di gran lunga inferiori alle nuove costruzioni realizzate in periferia o in provincia.
Questo è l’obbiettivo finale della riforma che entrerà (forse) in vigore nel 2026, ma sono previsti anche passaggi intermedi.
Già dal prossimo anno la riforma dovrebbe essere operativa per gli uffici, con la principale novità costituita dal fatto che non si ragionerà più in vani, bensì esclusivamente in metri quadrati.
Mentre per tutti gli immobili verranno introdotti valori differenziati in base al piano, con imposte più elevate per chi è più in alto.
Per uniformare le varie differenze tra comune e comune, è molto probabile che si dovrà attendere fino al 2026. A quella data è molto probabile che la rivalutazione andrà a colpire soprattutto alcuni grandi comuni del sud Italia.
Mi chiamo Samy Ibrahim, ho una carriera ventennale nella mediazione del credito e sono il fondatore di ForMutuo – www.formutuo.com – un portale interamente dedicato alla formazione e informazione del settore del credito e immobiliare.
Insieme ai miei consulenti aiutiamo le persone a realizzare il loro sogno di comprare casa e lo facciamo utilizzando un metodo basato sulla pianificazione personalizzata del loro percorso: unico e irripetibile, evitando così brutte sorprese che rischiano di pregiudicare l’operazione d’acquisto casa attraverso la richiesta di un mutuo.
Se ti è piaciuto l’articolo, ti consiglio di seguire il mio blog qui https://formutuo.com/blog/
Troverai articoli interessanti e sempre attuali che ti prepareranno all’acquisto della tua nuova casa, trasformandola in un vero e proprio investimento per il futuro!
A presto.
Samy